Ci sono eventi che non dimenticheremo mai ma, di essi, un giorno, perderemo alcuni piccoli dettagli limati dal tempo. Il 2020 resterà impresso nelle vite di tutti noi come l’annus horribilis ma forse non tutto sarà da dimenticare e da gettar via. Ne sanno qualcosa gli abitanti di un piccolo condominio alla periferia di Roma. Vite normali, di persone normali, che come tutti, causa il lockdown, hanno visto le loro esistenze stravolte da un essere invisibile. Vite normali, di gente normale trincerata dietro la ferma ma solida routine. Fino a che il tempo, o la sorte, ha imposto un repentino, drammatico, cambio di scena. A quel punto tutti hanno dovuto fare i conti col proprio “dentro”. Avranno solo perso o anche guadagnato qualcosa dall’essere rinchiusi tra le loro quattro mura? Si narra di questo in Pane, amore e pandemia di Loredana Aureli, scrittrice emergente ma di intuibile talento. “Mario e Carmela”; “Agnese”; “Fabio”; Daniele e Michela, Samira, mi hanno accompagnato per mesi e mi hanno “sussurrato” le loro storie da “reclusi” durante il lockdown, uscite dalla mia penna per incontrare voi. Loro non vedono l’ora di conoscervi. I miei personaggi sono in cerca di lettori, scrive la Aureli sul suo profilo Facebook. Pane, amore e pandemia presenta tutti i caratteri della novella fresca, soft, divertente ma anche riflessiva e piena di speranza, che attende solo di essere letta. Un libro divertente, a tratti comico ma con spunti di riflessione sul peggior periodo che ci è stato dato di vivere dopo la Seconda Guerra Mondiale, quello di una pandemia che ci ha costretti alla reclusione, al timore di rimanere contagiati, al dolore per i tanti, troppi amici e parenti che sono morti. Un evento epocale maledetto che ha lasciato dietro di sé strascichi, insieme fisici e psicologici, ancora tutti evidentemente da quantificare e da interpretare.