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“Con il sorriso sulle labbra” è il titolo dei due incontri che il 25 e 26 ottobre vedranno impegnati medici e operatori sanitari da una parte, e Francesca Nunzi dall’altra, attrice, regista e autrice brillante formatasi nel Laboratorio Teatrale di Gigi Proietti. È un incontro/corso per addetti alla professione medica che si prefigge di trattare il tema del sorriso e del ridere nell’ambito sanitario. 
Sul sito della Società Italiana di Medicina Narrativa, si legge che “con il termine di Medicina Narrativa (mutuato dall’inglese Narrative Medicine) si intende una metodologia d’intervento clinico-assistenziale basata su una specifica competenza comunicativa. La narrazione è lo strumento fondamentale per acquisire, comprendere e integrare i diversi punti di vista di quanti intervengono nella malattia e nel processo di cura. Il fine è la costruzione condivisa di un percorso di cura personalizzato (storia di cura) … … le persone, attraverso le loro storie, diventano protagoniste del processo di cura”.
Al di là delle varie competenze medico-scientifiche che intervengono sul processo di cura personalizzata, crediamo che un rapporto si possa instaurare tra chi cura e il paziente, i familiari. Anche qui si generano storie che presentano momenti in cui sorge il sorriso tra le parti. L’idea della due giorni prende spunto dal presupposto che il ridere sicuramente costituisce una terapia naturale per la salute di tutti. Gli incontri si svolgeranno come la narrazione di un racconto, ovvero la narrazione della risata da parte di chi ne esercita la tecnica, traendo spunto dalla realtà, per far ridere gli altri; dall’altra la narrazione di storie nell’ambito sanitario che presentino in nuce elementi di ilarità anche involontari.
Proprio questo è il must della due giorni. È un canovaccio tipicamente teatrale suddiviso in due tempi in cui, nel primo, si fa conoscenza tra la Prof.ssa della risata -in questo caso Francesca Nunzi- e Medici e Operatori sanitari al fine di far uscir fuori, dalle rispettive anamnesi, competenze ed esperienze. Per specificare meglio, il primo giorno, spetterà alla Nunzi creare una sorta di provino generale durante il quale, dopo le presentazioni degli attori in campo, la “regista provinerà” con l’ascolto le esperienze narrate da medici ed operatori.
Nel secondo tempo, il giorno successivo, dalla narrazione si passerà alla scrittura di una bozza di storia per sommi capi o spunti È un obiettivo importante questo per chi scrive, perché la narrazione si trasformerà in storie di vite vissute, da parola narrata diventerà parola scritta (abbozzata) in cui si congiungeranno le esperienze e la tecnica del ridere, del sorriso, detenuta da chi la esercita per professione. La storia (le storie) in fieri potrà essere trasferita ad esperti sceneggiatori, locali e non, per essere trasformata in più monologhi teatrali o pièce.
Naturalmente l’aspetto della “trasformazione della prima scrittura” si basa su una ipotesi di più appuntamenti, ogni volta con personaggi diversi nel ruolo di “Maestri del sorriso” presso la stessa ASP Ragusa o magari coinvolgendo diverse ASP, regionali e/o nazionali. Alla fine si avrebbe tanto materiale nato da storie sanitarie vere. Queste, trasformate in narrazioni brillanti, possono diventare “medicina narrativa teatrale” nella quale anche il dolore può sublimarsi, spesso, in sorriso terapeutico.     
                                                                                  GRAZIE A:
 
 

Francesca Nunzi

Francesca, multiforme artista, attrice, autrice, regista, cantante e scrittrice. Da poco è uscito il suo primo libro “Quei due nel mio orecchio”, per Ventura Edizioni. Dal prossimo novembre inizierà il suo terzo anno come Ortensia, moglie del sindaco Crispino nel musical “Aggiungi un posto a tavola”.

Sofferenza e leggerezza: un binomio all' apparenza inconciliabile

“Un giorno ebbi un incidente con la bici. Caddi rovinosamente a terra procurandomi delle ferite da cui fuoriusciva copioso sangue all’altezza del ginocchio sinistro e sul palmo della mano destra. Mi portarono subito in guardia medica per fermare l’emorragia e mi medicarono, fasciandomi quasi come una mummia, sia il ginocchio che la mano. Ricordo che la notte non potei dormire, andavo continuamente in bagno a far pipì ed ero molto agitato. Era la prima volta che mi capitava una cosa del genere e benché si trattasse di un incidente tutto sommato non grave, non mi sentivo affatto bene, ed ero molto agitato. Anche la mattina dopo, questo stato d’animo non mi abbandonava quando, recatomi in ospedale, mi controllarono le ferite. Controllarono soprattutto la mano destra perché sentivo come se ci fosse dentro qualcosa. Dopo una accurata verifica e la radiografia cui mi sottoposero, mi dissero che delle pietruzze sull’asfalto, probabilmente, mi avevano bucato il palmo e si erano conficcate dentro, e soprattutto una poteva provocare dei danni al tendine, in quanto penetrata molto in profondità. Non mi ricordo quanti giorni passarono, fatto sta che queste tre/quattro pietruzze dentro la mia mano pian piano, quasi come fossero dotate di vita propria, cominciarono a risalire (probabilmente perché era il mio corpo stesso che se ne voleva liberare). Poiché tuttavia queste continuavano a risiedere dentro di me, sotto la mia cute, mi consigliarono di andare da un ortopedico a farmi visitare, per vedere come liberarmi da questo gruppo di ospiti indesiderati. Entrai dal luminare, la visita durò si e no 30 secondi e alla fine il verdetto si palesò chiaro come la luce del sole, era necessario l’intervento chirurgico! Me ne feci quasi subito una ragione ed uscì dalla stanza dello specialista. Mi diressi verso il front-office dello studio dove c’era la signora o signorina intenta a preparare la fattura per la visita. Con voce ferma e molto suadente mi disse “100 euro!”. Tirai fuori i soldi, pagai e me ne andai. Chiaramente la testa andava sempre a quell’attimo in cui i miei 100,00 si erano depositati sul conto dello studio medico o dello specialista, e più passava il tempo più cercavo di capire quanto fosse fruttato un secondo di visita al luminare, dato che in 30″ aveva guadagnato 100,00 euro. Ebbene, ogni secondo il professionista aveva guadagnato 3,33 periodico!!! Il giorno dell’intervento mi crocifissero sul lettino, all’interno della sala operatoria e anche stavolta, dopo un paio di minuti, l’intervento terminò, la mia mano non era più residenza per le amate pietruzze (cui quasi mi ero affezionato). Uscendo sulle mie gambe dalla sala operatoria dopo qualche minuto, incrociai il medico, lì in veste di chirurgo, che mi aveva da poco liberato e gli dissi in tono scherzoso “Dottore, sono stato sicuramente il paziente più veloce della sua carriera, vero? Ho pensato alla visita alla mia mano nel suo studio, dove in poco più di 30 secondi le ho sganciato un centone… volato via lesto come una rondine a primavera… spero di salvaguardare l’altra  mano e non bucarmela come la destra…!”. Lui sornione mi guardò, mi sorrise e rispose:”Mi ringrazi invece mio caro signore di averle fatto spendere solo 100,00, grazie a me lei non avrà più le mani bucate!!!!!”.
Questo racconto, tratto da una storia vera, visto, narrato, sentito dal paziente e opportunamente romanzato, è ciò che a parti inverse può nascere venerdì 25 e sabato 26 ottobre pp.vv. presso la sala formazione dell’ASP in piazza Igea. È un modo davvero leggero di trasformare una situazione di sofferenza vissuta da un operatore sanitario e da un paziente che in mano a dei creativi può diventare una storia, un monologo o tanti monologhi. Insieme, con l’apporto sia dell’uno che dell’altro, riusciranno a formare il prologo di #conilsorrisosullelabbra,  per la prima commedia o il primo spettacolo, una sorta magari di Zelig sul mondo della sanità che riesca a strappare molti e terapeutici sorrisi! Quindi, cari Medici…

                                                                                                               

Adoro le persone che mi fanno ridere. Penso che ridere sia la cosa che mi piace di più. È la cura per moltissimi mali.

Audrey Hepburn

Ridere fa bene! Lo dico da sempre e ci credo ogni giorno di piu’! Fateve una risata appena vi svegliate e una        prima di dormire…            

    Francesca Nunzi

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